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Tota pulchra

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Incatenata a rose bianche
che ti stordiscono
con il loro pungente profumo,
ti fai largo, Maria,
col manto sporco
dei dolori del mondo.
Prigioniera, per amore,
delle lacrime e delle imprecazioni
dei tuoi figli,
generosa nei tuoi sorrisi,
esitante nei tuoi silenzi,
risplendi, Tutta Bella,
in una chiesa abbandonata.

 Angelo Naclerio - 14/05/2023 22:16:00 [ leggi altri commenti di Angelo Naclerio » ]

Rimanda Maria ad assoluta perfezione di Bellezza. Di tal Bellezza frammenti in questi versi rilucono.
Complimenti

 Ferdinando Battaglia - 14/05/2023 15:31:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

La poesia religiosa aappartiene a una scrittura ad alto rischio, può fare la fine dei santini devoziinali, traditi nel messaggio, di cui pure portan il sublime dello stigma, da una furiosa pia intenzione da sacrestia parrocchiale, sia in scrittura sia in lettura ovvero senz’altro in scrittura; allora occorre il talento del poeta, e qui l’abbiamo, l’intelligenza del poeta, e qui l’abbiamo, la maestria degli strumenti teorici e tecnic che il poeta dimostra di possedere, e qui l’abbiamo. Allora a questo punto prossima immergerci nel testo e, come scrisse in una prefazione un monaco trapppista: "Ciò che è profondamente umano è anche religioso" (non cito alla lettera per imperfezioni di memoria; poteva essere Marcel Driot o dalla prefazione a un suo libro su Benedetto Labre: chiedo scusa all’universo per questo ingiusto oblio), e tanto è vero l’assunto che possiamo ripercorrerlo allo specchio: cio che è autenticamente religioso è anche profondamente umano. E nella poetica degli ultimi testi della Lucattini, perché squisitamente ancorati a una visione di fede, che non può non svelarsi anche radicata nella consuzione cristiana di un legno vissuto in sé e fuori di sé, troviamo il magistero della sapienza di una teologia incarnata (e potremmo dirla anche popolare, vista la figura cara a ogni credente, in questi versi richiamata), che ci porta a Maria, non appunto traversandola con una iconografia da ex voto, che noi comunque apprezziamo e amiamo, ma restiundola al nostro zaino spirituale sì come madre celeste ma soprattutto come madre terrena, di donna che cammina con noi e più simile a noi di quanto crediamo, travagliata e sorella ai nostri travagli. Basta leggere gli ossimoroi concettuali che qui la Poetessa ci dona, dall’incipit tra rose pungenti e catene, passando per il manto infangato dalla terra dei nostri limiti ovvero peccati impastati con il pianto dei nostri dolori e patimenti interiori, toccando l’apice mariano dell’Amore innalzato per amore, con quella magnifica immagine in chiusa: la chiesa (Chiesa) - il tutto dei cristiani ovvero uno dei tre gioielli della loro fede.

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